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 Le Mostre 

in corso 

GALAVERNA

Massimo Sacchetti

mostra prorogata

PAD. B/C - Ponte Peter

Nell’arte di Massimo Sacchetti, la natura è l’origine e lo strumento che modella l’opera. Il legame con il territorio d’origine, Gressoney-Saint-Jean, costituisce la struttura portante delle sue galaverne. L’artista coglie nel trascorrere del tempo e nel mutare delle stagioni la materia e la suggestione, lo scalpello e la mano che plasmano le sculture. Proprio da qui scaturisce la Galaverna che dà il nome alla mostra: quel fenomeno atmosferico che si verifica quando, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, la temperatura inizia ad abbassarsi e dalla brina si creano dei veri e propri cristalli naturali, forme fugaci e fragili eppure straordinarie, frammenti di ghiaccio che si depositano sui rami, sull’erba, componendo una geografia naturale dalle tinte fiabesche, oniriche.

 

L’ispirazione dell’artista nasce da queste visioni e dalla volontà di immortalare un fenomeno che diversamente sarebbe solo effimero, incastonando su legno di larice l’allusione a questo spettacolo naturale. Le sculture sono infatti realizzate con lamine sottili di resina trasparente e graniglia di vetro di Murano.

BRENVA

videoinstallazione di Stefano Cerio

31 ottobre 2024 – 1 gennaio 2025

PAD. C - Area Video

Con le immagini e il video inedito Brenva, l’artista Stefano Cerio porta un grande muro gonfiabile dove un tempo si trovava la fine del ghiacciaio del Monte Bianco, documentandone con un drone la drammatica ritirata. Il tema dell'equilibrio emerge in modo sottile ma essenziale: il ghiacciaio che si ritira è il segno di un equilibrio naturale ormai compromesso, un equilibrio fragile tra la potenza della natura e l'impatto devastante delle attività umane. La scelta di Cerio di inserire un oggetto artificiale e leggero come il gonfiabile all'interno di questo scenario evoca proprio questo contrasto: la precarietà di ciò che abbiamo costruito contro la maestosa, ma minacciata, solidità della montagna e dei ghiacci. L'opera invita a riflettere su quanto sia sottile la linea tra armonia e caos, tra conservazione e distruzione, ricordandoci che l'equilibrio non è uno stato permanente, ma un continuo dialogo tra forze opposte che, se alterato, può portare a conseguenze irreversibili.

Stefano Cerio vive e lavora tra Roma e Parigi. Inizia la carriera di fotografo a soli 18 anni. Dal 2001 il suo interesse si sposta progressivamente verso la fotografia di ricerca e il video. I suoi lavori si indirizzano sempre più intorno al tema della rappresentazione, esplorando quella terra di confine tra la visione, il racconto del reale e l’orizzonte di attesa dello spettatore, la messa in scena di una possibile realtà se non vera almeno verosimile. Le sue opere sono in molte collezioni pubbliche e private.

ERO NESSUNA

Site-specific di Sandro Mele

31/10/2024 – 31/03/2025

PAD. C - Il Circolino

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Gli spazi de Il Circolino ospitano fino al 31 marzo 2025 il progetto Ero nessuna di Sandro Mele (Melendugno, LE, 1970). L’artista parte dal racconto personale di due ragazze, cresciute in Italia ma prive di cittadinanza italiana, per poi allargare il discorso e farci entrare nel suo mondo, fatto di impegno politico, di umanità e necessità di condivisione, di moralità e indignazione civile. Il Circolino è trasformato in una casa parlante piena di immagini, di frasi ossessive, di voci e di impulsi elettrici che sembrano tradursi in una notte stellata. Rimaniamo frastornati da queste voci, da queste immagini nitide o sbiadite, dai ricordi e dalle frasi ricorrenti, dagli imperativi categorici, da accostamenti e sovrapposizioni all’apparenza casuali. Tutti questi fogli, appesi e sovrapposti come fossero post-it, sembrano lavagne con appunti pronti per essere cancellati ma, anche, tazebao da mostrare in una manifestazione di protesta, strumenti di lotta e denuncia nei confronti delle ingiustizie sociali.

Mangiare, bere, ridere, pensare all’interno di questo insolito ambiente domestico diventa un’esperienza di vita, un’immersione in un pensiero vivente, a prescindere dalle nostre idee politiche. In un momento come quello che stiamo vivendo, fatto di contrapposizioni ideologiche, di scontri territoriali, di muri costruiti lungo i confini, un lavoro come questo diventa necessario, perché è necessario ricordare che dietro ogni conflitto, al di là della propaganda e del populismo, ci sono le persone con le loro identità e il proprio vissuto.

(Testo di Silvano Manganaro, si ringrazia la fondazione Volume!)

Sandro Mele (Melendugno, LE, 1970), diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha iniziato la sua carriera nello studio dell’artista romano Fabio Mauri. Attraverso il suo lavoro si è sempre occupato delle dinamiche politiche e sociali legate all’attualità, partendo da esperienze e storie di vita quotidiana. Nell’affrontare questi temi cerca una riflessione umana e profonda, con l’intento di offrire un punto di vista genuino, senza contaminazioni. Negli anni ha usato pittura, video, fotografie, installazioni e ambientazioni sonore per dare forma ad una struttura espositiva capace di creare un dialogo con il fruitore.

Opera Viva Barriera di Milano, Il Manifesto

10° edizione CAMOUFLAGE

Esposizione progetto a cura di Alessandro Bulgini

PAD.B le scale

Anche quest’anno in esposizione lungo le scale del Pad.B la mostra espositiva del progetto “Opera Viva Barriera di Milano, Il Manifesto”, il cui tema è CAMOUFLAGE. Il progetto è un’operazione corale che mira a esprimere il disagio tramite la manifestazione pubblica del suo contrario. Sette artisti e i loro manifesti che insieme compongono un’unica denuncia, un’unica opera di dissenso. “Opera Viva Barriera di Milano, Il Manifesto” nasce nel 2015 a Torino e utilizza uno spazio pubblicitario comunale (cimasa 56530). Come ogni anno, tutti i manifesti sono restituiti al pubblico negli spazi di Flashback Habitat.

Frammenti di storie dell'Istituto per l'Infanzia della Provincia di Torino

Una vita migliore.

Frammenti di storie dell’Istituto per l’Infanzia della Provincia

di Torino

a cura di Alessandro Bulgini

in collaborazione con la Città Metropolitana di Torino

mostra in divenire

PAD. B - terzo piano

Il progetto presentato a Flashback Habitat in corso Giovanni Lanza 75 a Torino, il cui titolo è Una Vita migliore. Frammenti di Storie dell'Istituto per l'Infanzia della Provincia di Torino non è per me da considerarsi mostra bensì Opera e atto d'amore.  A. Bulgini

 

La mostra Una vita migliore. Frammenti di storie dell’Istituto Provinciale per l’Infanzia della Provincia di Torino vuole ridare voce a quella moltitudine di mondi che si sono intrecciati nelle sale della struttura, ex brefotrofio di Torino, attraverso scorci di storie di alcuni dei protagonisti che, in prima persona, hanno vissuto quel luogo come i bambini, ora adulti, le tate, i dipendenti della struttura. La mostra, curata dall’artista e direttore artistico di Flashback Habitat Alessandro Bulgini, vuole essere un’opera collettiva, un’opera corale dove si intrecciano storia, emozioni, arte e vita. Una mostra che narra storie intime e personali, ma incredibilmente universali perché legate a concetti che ci toccano da vicino come la nascita, la famiglia, l’identità, attraverso frammenti originali, raccolti grazie alla collaborazione di chi c’era all’epoca, documenti recuperati negli archivi storici della Provincia di Torino e testimonianze dirette. La mostra vuole essere un affresco complesso, umano, sociale e soprattutto artistico, che valorizza le vite di ognuno rendendole opera d’arte, nello spirito e nella poetica di Flashback Habitat.

 

La mostra si sviluppa in otto stanze al piano terzo del Padiglione B di corso Lanza. Ogni stanza vuole essere un micromondo dove immergersi ed entrare nelle storie raccontate. Narrazioni personali e universali allo stesso tempo, opere collettive che parlano di vita. Ogni stanza si compone di ritratti audio-video dei “nativi” che rispondono alla domanda “Mi racconti?” e lo fanno di profilo: posizione che suggerisce un rivolgersi fuori, altrove o forse verso un altro io. I ritratti parlanti vengono accompagnati da componenti risalenti ad una mostra fotografica sul luogo allestita alla chiusura del brefotrofio. Infine, ogni stanza si arricchisce di una mappa-racconto con stratificazioni di significati grazie a fotografie e documenti di archivi pubblici e privati.

 

L’IPI, inaugurato nel 1958 dal Presidente Gronchi, ospitò ogni anno circa trecento bambini e bambine in attesa di adozione, spesso partoriti in corso Lanza 75, e poi dati in adozione, in genere prima dei tre anni. Oggi molti di quei bambini, diventati adulti, frequentano il luogo e le attività di Flashback Habitat, riconoscendo in corso Lanza le proprie origini, la loro prima casa, arricchendo di storie e di emozioni la nuova vita del luogo stesso.

Opere di artisti del territorio si integrano nell'Ecosistema.

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mater

2023, Luce d'artista, Costellazione

Alessandro Bulgini

Insegna sagomata a lettere piane in alluminio verniciato, 
illuminazione flex led - 10mx2,78m

Tetto del Pad. C

All’interno del progetto: Luci d’Artista, Costellazioni, nel 2023 è arrivata nella sede di Flashback Habitat l’opera di Alessandro Bulgini mater. Installata sul tetto della Palazzina C e visibile da Corso Vittorio Emanuele II fino alla stazione di Porta Nuova, l’opera è dedicata a coloro che sono nati più di quarant’anni fa nell’attuale sede di Flashback Habitat, ex brefotrofio della Provincia di Torino attivo fino agli anni Ottanta. La luce si staglia sul tetto della villa più antica e più alta dell’ex Istituto, diventando un faro nel buio.

“Solitamente le opere sono dei doni, questa lo è ancor di più”

 

La storia di quest’opera parte dal momento in cui Alessandro Bulgini (artista e attuale direttore artistico di Flashback Habitat) è entrato nell’ex Istituto per l’Infanzia della Provincia di Torino in corso Giovanni Lanza 75, spazio affidato all’Associazione Flashback, in particolare nel momento in cui è venuto a conoscenza della sua storia. Una storia che nasce nel 1953 quando la Provincia decide di aprire l’Istituto per sopperire alle necessità determinate dalla grande immigrazione e dal gran numero di donne costrette a lasciare in affidamento i propri neonati. Questo spazio li accoglie per trent'anni poi, per il superamento di tale sistema, lo spazio viene chiuso. Venuto a conoscenza di questa storia, l’artista ha deciso di attivarsi nel riconoscere luogo di accoglienza a coloro che sono nati qui più di quarant'anni fa, dando loro uno spazio dove ritrovarsi. Fin dai primi contatti ha assunto il ruolo di guida all’interno delle quattro palazzine portandoli in ogni interstizio dell’articolato complesso e facendo ricalcare memoria e suggestioni a loro tanto care.
 

“Ripercorrendo gli spazi, alcuni di loro toccano le pareti alla ricerca della stratificazione pittorica che li ha visti presenti alla loro nascita. È per questo che, con lo scorrere del tempo, si è configurata in me l’idea che per assenza la madre era presente in questo luogo. Le mura diventano epidermide. È come se la madre avesse lasciato, nel poco tempo che è stata qui, la propria impronta. Per questo motivo semplice ma profondo ho pensato di dar loro una chiara indicazione che fosse visibile materialmente, un’opera che ridesse luce a un desiderio”.

Le parole di Alessandro Bulgini.
 

Opere di artisti del territorio si integrano nell'Ecosistema.

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Vivarium [der. dal lat. Vivo] è l’esposizione permanente che abita lo spazio esterno di Flashback Habitat. L’idea di popolare anche la potente area verde di 9000 mq e trasformarla in un vero e proprio parco d’arte in metamorfosi e costante divenire è nata nel 2022, appena entrati in quello che è diventato Habitat per le Culture Contemporanee. Nello spazio si inseriscono, per restare e “mettere radici”, le opere d’arte, che danno vita a una fusione armonica dove tutto ciò che si uniforma proviene dal dialogo tra l’artista e l’habitat. Nell’ambiente naturale composto da storia e persone, Flashback adotta le opere che gli artisti lasciano in affidamento all’ecosistema. 

 

Dopo la grande installazione luminosa mater, in occasione di Flashback Art Fair 2024, il direttore artistico di Flashback Habitat Alessandro Bulgini arricchisce anche Vivarium con Light of the Apocalypse, un’opera che intreccia memoria personale, storia e riflessione universale attraverso simbolismi potenti e colori intensi. Un grande faggio – morto, ma presente non solo come memoria – dipinto di rosso vivo e reso straordinario da luci e sfere luminose è il simbolo di un tempo storico e presente nel quale siamo costantemente immersi. Ogni creazione di Bulgini attinge dal pre-esistente per rivivere nel presente e, come in un flashback, mette in dialogo il tempo passato e quello di oggi. Il rosso, onnipresente nelle sue opere dal 1993 al 2000, diventa un colore di connessione universale: simbolo di passione, guerra, vita e sangue, riunisce in sé i significati più profondi della condizione umana. L’albero secolare, morto a causa dei disequilibri climatici, diventa il cuore pulsante dell’opera: l’artista decide di non “abbatterlo”, ma di trasformarlo in una scultura, evocando una corona o l’effetto di un oggetto che cade nell’acqua e genera schizzi. Tinto di rosso diventa simbolo di un’esplosione aliena o nucleare, con sfere luminose arancioni che cristallizzano le contraddizioni del nostro tempo. La notte aggiunge una dimensione mistica all’opera: la luce che emana evoca l’eclissi, un evento che nelle credenze popolari era fonte di terrore e magia.A completare l’opera, esposte all’ingresso del padiglione B, sei fotografie del quotidiano di Bulgini scattate in diversi periodi: filtrate nello stesso rosso della scultura, ne amplificano il senso di apocalisse.

Light of the Apocalypse incarna la tensione tra il sacro e il profano, tra rinascita e distruzione, invitando lo spettatore a riflettere sulla ricerca dell’Equilibrium attraverso mondi in contrasto tra loro. 

Passeggiando nel parco di Flashback Habitat si incontrano le Sedie nello spazio (1995) di Fabio Cascardi, installazione in acciaio e vernice antirombo inaugurata ad aprile 2023 e recentemente spostata nel punto più alto davanti al Padiglione B. Del 2023 è anche Mushroom Forest di Michel Vecchi, che utilizzando legni e tronchi recuperati nel parco, dà vita a colorati funghi di sorpresa, magia e curiosità. In occasione di Flashback Art Fair 2024, l’opera si arricchisce dei suoni che l’artista stesso ha registrato nel parco trasformandoli in colonna sonora naturale. Michel Vecchi è un artista valdostano che vive e lavora a Ibiza. 

Sempre del 2023 il lavoro Tout se tient di Luisa Raffaelli, anch’esso realizzato vivificando elementi già presenti nel parco. L’artista trasforma una struttura che funge da imbragatura e la protezione anche metaforica è composta da tubi innocenti che restituiscono un senso di cura, protezione e sicurezza, colorati in oro per sottolineare la funzione protettiva. Infine, Carl Von Pfeil ha realizzato nel 2024, con materiali ritrovati nel parco, quattro sculture antropomorfe site specific che dialogano con l’ecosistema naturale: Donna a braccia aperte, Uomo a vagare, Pulcino con i riccioli d’oro e Pittore con un occhio solo.

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